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Colloredo di Prato 10 maggio 2011

CON LA PASSIONE NEL CUORE

 
 
 

 
 

Breve recensione del libro sulla vita di:

Fratel Bonaventura Peressini

Passionista

Padre Carlo Mariano Magliaro in questo libretto ci racconta l’avventura umana e religiosa di un semplice ma attraente fratello laico passionista: fratel Bonaventura dell’Addolorata (Peressini).

Bonaventura Peressini nasce a Colloredo di Prato, il 13-7-1904 era l'ottavo tra quattro sorelle e sei fratelli dei quali uno sacerdote diocesano, don Eugenio. Il padre e la madre erano nativi di Colloredo e cattolici intransigenti.

Il padre, Enrico Giuseppe, nasce nel 1865 da Domenico e Del Forno Teresa e si sposa nel 1892 con Della Mora Maria Rosa di Giovanni e Antonutti Santa. La professione del padre è quella di santese, cioè sacrestano, come riporta l'atto di matrimonio conservato nell'archivio di stato di Udine, mentre la sposa è segnalata come agricoltrice. I Peressini erano agricoltori benstanti e si tramandavano da generazioni, da padre in figlio, la cura della chiesa come sacrestani e amministratori dei beni parrocchiali. Avevano, inoltre, ed ancora hanno il soprannome di: "Chei dal Muini” e cioè, quelli del sacrestano.

Bonaventura, molto devoto alla Madonna vive la sua storia di amore e di fede anche esercitando il lavoro di muratore che già ha imparato alla perfezione, e sprona alla fede anche la ragazza con cui si è fidanzato.

Negli anni 1925-26 cominciò a maturare in lui la vocazione di servire il Signore e nel 1927 Fratel Bonaventura entra in noviziato. Professò il 20 agosto 1928.

Barbe Turo, zio Arturo, come veniva chiamato da tutti a Colloredo di Prato, durante le vacanze veniva ospitato nella casa paterna dal fratello Angelo e, dopo la morte di questi, dai nipoti.

Descriveva ai confratelli il suo paese, le usanze, la pianura friulana come un luogo incantato, dai mille volti, che suggestionavano e dove il filo conduttore di tutto era la fede. Si pregava anche sulla polenta; dopo averla cotta quasi ritualmente e stesa sul tagliere di legno, veniva segnata con il Segno della Croce prima di tagliarla con un filo rigorosamente bianco. Tra i Passionisti egli viveva questi momenti offrendosi in cucina per cuocerla. Cercava un paiolo di rame, il tagliere e il mestolo di legno e la serviva come se fosse a servizio del Presidente della Repubblica. Era esperto anche nel trattare la carne di maiale, secondo la tradizione friulana, col confezionare salsicce, salamini, cotechini. In modo particolare diventava un vero professionista nell'arte di cantiniere, secondo la tradizione della sua terra luogo di vini pregiati.

Sapeva raccontare il mondo di Colloredo del primo ventennio del 1900 e dei suoi segreti. La spontaneità e la passione degli artigiani friulani, l'aveva arricchita con la spiritualità passionista. Dall'archivio della sua memoria sfogliava le pagine più belle di Colloredo e le metteva in mostra per l'edificazione dei confratelli. Erano microstorie quotidiane sulla vita in famiglia, in chiesa sul lavoro e tempo libero. La venatura del suo pensare e il modo di comunicare conservavano la caratteristica friulana. Questo gli donava una sottile suggestione stimolante che creava simpatia.

Muore il 4 ottobre del 1982. Il suo cuore si ferma colpito da infarto.

A distanza di quasi trent’anni i confratelli passionisti lo ricordano con un opuscolo edito nel mese di marzo 2011 dalle Grafiche Trusiani di Tivoli (Roma)

V. Z.

 
 
   

Fra Bonaventura Peressini e  parenti

     
  Colloredo di prato:  
  Articolo tratto dal Bollettino Parrocchiale 1978  
 

Fra Bonaventura Peressini, circondato dai familiari e parenti, con I'intervento di numerosi fedeli, domenica 3 settembre 1978 festeggiò i suoi cinquanta anni di vita religiosa. Durante la Messa delle ore 10.30 il Parroco rievocò brevemente le tappe più importanti della sua vita di Passionista.
La chiamata del Signore incominciò a farsi sentire durante il periodo del servizio militare,compiuto a Verona nel lontano 1925. Si arruolò invece in un'altra milizia per essere « buon soldato di Cristo Gesù » nel l'Ordine dei Passionisti. Nel 1928 emise la prima professione religiosa sul Monte Argentario (Grosseto), dove S.Paolo della Croce diede inizio alla sua opera. Alternando il lavoro alla preghiera diventò <<frate muratore » della provincia Romano toscana dell'Ordine. Peregrinò per tanti anni di convento in convento, dovunque si chiedesse il suo intervento.

Non si può non ricordare che egli nel breve arco di tempo di un paio d'anni progettò e costruì, con il solo aiuto di un manovale, un intero monastero, dotato di ben ventiquattro celle con annessa foresteria. Ancora oggi gli esperti che si recano sul Monte Argentario sono presi da ammirazione per questa opera realizzata con pietra del luogo. Ora il suo posto di lavoro è a Roma, ai piedi della Scala Santa in S. Giovanni in Laterano, dove venne trasferito 15 anni fa dai superiori, allorché l'età non gli permetteva più la dura fatica del muratore, in un modesto chiosco di articoli religiosi passa le ore della giornata. Non è una occupazione faticosa, ma monotona, noiosa, estenuante. Però egli conserva la sua serenità partecipandola ai numerosi pellegrini che ogni giorno passano davanti a lui. Per tutti ha un sorriso, una spiegazione, una esortazione.
Che il Signore lo conservi ancora a lungo in questa mansione e continui a pregare per i suoi fratelli di Colloredo di Prato.
 

 

 

 
     
  . ff

 

 

 

 

 

 

 

 


 
 
Il libro
     
 

 
 

opuscolo edito da Trusiani di Tivoli (Roma)

 
 

 

 
 

 

 
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